Ci riflettevo oggi.

 

Ti dico solo: leggi quello che segue con questa colonna sonora.

 

Io ci riflettevo oggi.

Hai presente le persone con l’autostima un pochino orientata verso il basso?

Si dai… quei tizi che quando li vedi litigare vedi un corpo che implora il no e quelle labbra, attaccate allo stesso corpo, pronunciare un morto si.

Quelle che poi pensano e ripensano a quanto non si siano piaciute in quel momento, in quella scena. E la scena torna, e torna… e quelle persone dopo la millesima review della stessa identica scena, dopo la millesima volta riescono a cogliere anche il più piccolo, macabro, schifoso, maleodorante particolare: quell’espressione che gli era sfuggita al momento, il colore del fondo del caffè nella tazzina, gli arcobaleni che creano le gocce di gasolio nelle pozzanghere, il riflesso fastidioso degli occhiali a celare quella orribile espressione, l’odore… Tanti fronzoli ad impreziosire un supplizio che nemmeno Rob Zombie avrebbe l’ardire di considerare per un suo film. 

Troppo sangue”, penserà.

Quegli amici che un attimo prima di esalare l’ultimo respiro, in quel momento sospeso tra la vita e l’incontro con ill Tristo Mietitore.

In quella frazione smisuratamente piccola, sai cosa hanno in mente?

Hanno in mente che sono indecisi, che sono a metà: a metà tra la voglia che quella stessa situazione con quella stessa persona si ripresenti, così da potersi comportare in maniera perfetta e precisa per l’occasione: si, perché devi sapere che oltre a rivedere per milioni di volte lo stesso filmino, immaginano anche tutte i movimenti e le cose da dire e lo sguardo da adottare, i particolari più brillanti e sfavillanti della perfetta risposta comportamental/assertiva da esibire come un pitone albino, quando si ripresenterà quella stessa identica occasione. Bello e appagato che in confronto Sigfried “il Brillante”, cugino di Ragnar “il Sorridente“, sembra l’operaio raccogli animali morti di una assolata contea texana.

Queste persone vivono a metà tra questo e la paura strappa pelle che la stessa identica occasione si ripresenti, esattamente come sopra. Perché in cuor loro lo sanno che si ricomporteranno come sempre. Sempre uguale. Mi viene in mente solo il tizio che spingeva l’enorme roccia, la quale enorme roccia rotolava sistematicamente giù e lui stoico continua a farla rotolare su. Ma lei tornava giù. E lui su e lei giù.  Che secondo me la cosa peggiore non era tanto lo sforzo oppure l’inutilità del gesto, ma il rimanerci male dopo che si era convinto di potercela fare, c’era quasi.

Ecco hai presente quelle persone? Secondo te, perche’ non si ribellano? Non reagiscono, non combattono, non aggrediscono e ingoiano rospi? Te lo sei mai chiesto?

Io ci riflettevo oggi.

Perché non riescono a mettersi in sella al destriero del loro valore e ad impattare come una tremenda meteorite-estingui-dinosauri?

Quello che ho immaginato, il motivo che ho immaginato è perché sono impegnati a risolvere questa equazione:

mostrare valore = rischiare il legame = perdere la sicurezza.

Perdere la sicurezza di che?

La sicurezza di appartenere. I lupi lo sanno. I lupi sanno benissimo che disobbedire alle regole del branco non è affatto una buona idea, mai. Ma i lupi in quanto lupi sono intelligenti o perlomeno meno nevrotici di noi.

Spesso il nostro amato/odiato persecutore personale interno acquisisce accenti italici diversi, in base all’effetto che vuole avere. In questo momento quello che immagino è la voce de un romano de roma che col tono sprezzante e DI sprezzante se ne esce con: “AOOO ma’ ndo caz*o vai co sto valore!!!Guarda che po’ te tocca fa ‘e cose e quello poi se n’cazza e te fa er culo!!!”. Si si, con la voce di Nando Martellone.

E quell’altro, la vittima, anzi la povera vittima è vestito di bianco, con un vestito leggero; è nudo scalzo e in mezzo ad un solco. A novembre. Ci sono le foglie gialle a terra e un vento fastidioso.

E contemporaneamente compare una giuria composta solo da tizi con baffi, occhiali scuri e sigaro in bocca e in mano hanno dei cartelli per dare il loro personale voto alla scena più pietosa dell’anno.

 

Chiariamoci: il legame, la sicurezza, sono stati e sono fondamentali, se non li avessi avuti non saresti qui a leggere. Perderli è un dramma, avere paura di perderli è ancora più dramma: e di solito questo dramma affonda vive e si nutre negli scantinati bui, angusti, umidi e ricchi di ragnatele e sorci del nostro animo.

La cosa davvero difficile è cercare di osservare quanto costa mantenere questo legame,  nel costante processo emotivo tra il tuo mondo esterno e il tuo mondo interno. Costa tanto, tantissimo. E a questo punto dovresti chiederti: e dopo che pago cosi tanto, che ho in cambio? E’ una cosa “energeticamente paritaria”: dai qualcosa prendi qualcosa. Dai poco e probabilmente prendi poco, dai tanto e verosimilmente dovresti prendere tanto. Ma come immagini, come sfortunatamente immagini, quest’ultimo punto non è sempre cosi paritario.

Chiediti a che cosa possa mai servire questo impegno, queste angosce, che di tanto in tanto metti in gioco in questa strana partita a scacchi.

Buone riflessioni.

 

 

 

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