Ci selezionammo maschi e femmine.

Poi oltre ai corpi, mischiammo le anime in modo che ognuno avesse componenti di entrambi.

Qualcuno di loro poi, fece in modo di rinunciare ad una parte: i maschi si ritrovarono senza maschi, le femmine senza femmine. I maschi senza femmine e le femmine senza maschi.

Del come e del perchè fosse successo, dei moti interni che avevano provocato tale deriva, se ne capiva abbastanza poco.

Se non scomodavi avi e trisavoli, dico.

La domanda è: perchè un’individuo (l’apostrofo è voluto) dovrebbe decidere di mutilarsi? Di rinunciare a risorse, piaceri, interessi e modi di fare, ad energie? Eh, perchè?

Le risposte, trattandosi di esseri umani, ovviamente non sono mai ne semplici ne scontate: e probabilmente saranno diverse da persona a persona.

Per non somigliare?

Per non appartenere?

Per impedire derive “troppo” maschili?

O per inibire atteggiamenti “troppo” femminili?

Per come la immagino, per una sorta di effetto alone, le cose funzionano come in una sorta di corredo: una caratteristica ha migliaia di altre caratteristiche connesse.

Vi ricordate una delle tante pubblicità che provava a raggirarci al grido di “TUTTO GUSTO SENZA CALORIE”?

Io non ci credo.

Non può esistere una cosa gustosa che non sia calorica. Se rinunci alle calorie, inevitabilmente rinunci al gusto. E’ la ferrea convinzione che guida ogni mio passo: una sorta di “NO PAIN NO GAIN”.

Riesci ad immaginare un biscotto buono come le macine del Mulino Bianco, MA senza panna? Cosi buoni, ma senza grassi aggiunti, addirittura IPOCALORICI???

Dai…non è credibile.

Dalle mie parti c’è un adagio zen che dice “Chi bell vo pparì, nuccon a da patì” (Trad. “chi bello vuole apparire, un pochino deve patire”). Qualcosa ne dovrebbe sapere chiunque abbia fatto almeno una ceretta in vita sua.

Ma tornando al gusto, mi rendo conto che forse andrebbe chiarito ed esplicitato il concetto di gusto/gustoso. Cosa che non farò, ma lascerò spazio alla TUA declinazione di gustoso.

Definisci cos’è gustoso dall’elenco sottostante:

Ragù o finocchi?

Gorgonzola o zucchine?

Carote o lardo di colonnata?

Petto di tacchino affettato o il culatello?

Petto d’anatra laccato al miele e arancia o petto di pollo lesso?

Besciamella o succo di limone?

Insalata verde con olio e aceto, o lasagna broccoli e salsiccia?

Mascarpone o succo di arancia?

Burro di arachidi o mele cotogne?

Bomba alla nutella o Pavesini?

Bucatini all’Amatriciana o riso in bianco?

E’ un concetto religioso: conoscete una religione che prima della beatificazione o l’ascesa, non preveda qualcosa di doloroso, tremendamente truculento o oscenamente spaventoso? Io no. Bene che ti vada dovrai camminare sui carboni ardenti, te la devi guadagnare insomma.

Altro esempio portebbe essere questo.

Lei non è un’auto. Lei è un perverso sogno di forza, brutalità, rumore.Ed è NERA.

mustang

Non ha bisogno di una scritta sulla fiancata che dica “SE PASSO, SCANZATI PROPRIO”: è l’implicito che trasuda da ogni poro delle sue lamiere, da ogni riflesso della sua vernice. Onestamente: prova a metterti nei suoi panni; chi mai potrai temere? Sei alimentata ad ignoranza e cattiveria e secondo me ti ha progettato Satana in persona. In un giorno in cui era particolarmente ispirato, tra l’altro.

Certo è che consuma come un’astronave.

Ed ecco il corredo di cui sopra: è bella, veloce, rombante E consuma come un transatlantico. Se hai in mente la mobilità sostenibile o l’inquinamento ambientale, non puoi far altro che rinunciare a lei.

Se vuoi una cosa che consuma poco e tutto sommato, non da particolarmente fastidio puoi fare ricorso a lei:

Gialla però.

E per tutto sommato, intendo proprio tutto sommato. Ma proprio tutto tutto eh.

Immaginate ora la polarità Ford Mustang Fastback del 1967cosa gialla.

Ho scoperto che riunciare ad una caratteristica fondante della personalità, implica rinunciare a tutto quello che ne viene di conseguenza.

Un maschile “mancante” oppure non espresso, fa si che non si rinunci solo al maschile: si tira dietro assertività, aggressività, spirito di iniziativa.

Un femminile vacillante potrebbe implicare la mancanza di fluidità, creatività, ricettività.

Ora: del perchè gli individui dovrebbero compiere un atto simile di rinuncia, era sempre stato una sorta di mistero: nevrotiche nebbie e misteriose penombre avvolgevano un tale concetto. Ho dovuto scomodorare la nonna di mia nonna? O era la bisnonna della bisnonna? Non lo so, ma d’altronde se li chiamano “miti” familiari un motivo ci deve essere… Rinunciare ad una parte di sè, con l’obiettivo di evitare di essere anche lontanamente associato a qualcosa o qualcuno.

E’ davvero particolare: ci sono avvenimenti che lasciano un segno, che funzionano come un interruttore: da quel momento in poi le cose assumono una direzione diversa. E come nell’esperimento delle 5 scimmie, certi eventi passano di generazione, in generazione, in generazione. Per qualche motivo, si iniziano a rispettare regole e mandati. Non sai dove o quando siano nati, non sai perchè li rispetti, più o meno consapevolmente.

E dal momento che le disgrazie vengono sempre accompagnate, (ovviamente) non basta aver incontrato il punto Zero: l’altra grande spada che penzola sulla testa, collegata ad un sottilissimo ed invisibile filo, di quelli per pescare cavedani al fiume per intenderci, è che sei consapevole che se non fai qualcosa, se non ti applichi in un’altra direzione, questa famosa tradizione familiare, passerà anche alla generazione successiva. Il pacco bomba verrà consegnato ai figli. Che lo consegneranno ai figli, che lo consegneranno ad altri figli.

Così, su due piedi, mi sento una leggerissima responsabilità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.