Una sera ho immaginato una di quelle cose alla Black Mirror: forse un domani saranno possibili, (…ma tanto io non ci sarò…), ma sopattutto, ad alto impatto. Folli ad un livello esagerato ma che poi dentro di te ti dici: “ci pensi se un giorno ci riusciranno per davvero?“.
NB: sembra una follia (in tutti i modi lo è) ma mi ricordo la prima volta che chiesi ad un amico:” oh….ma ti immagini se un giorno, riusciremo a portare i dati del computer di casa sui CD? Cioè una specie di CD vuoto, tipo video cassetta, ma che invece è un CD?” Credo tu sappia come sono andate le cose.
E ciò mi spaventa alquanto.
Leggi.
Il Progetto.
Potresti chiamarlo “Le vite degli altri“. Letteralmente.
L’ambientazione.
L’ambientazione è futuristica. Molto futuristica. Tremendamente futuristica da far sembrare il Dottor Manhattan meno moderno e tecnologiamente avanzato di un ramapiteco.
Le poltrone sono bianchissime e comode. Ci sono persone con caschi neurali, connessioni neurali, visiere per entrare al meglio nella realtà virtuale che immagino. Luoghi bianchi e algidi ospitano questa esperienza.
Descrizione del progetto.
In un futuro dove gli scienziati sono riusciti a condensare il tempo e lo spazio, in un futuro dove un’intera vita può essere racchiusa in un giorno. In un futuro dove chi ha soldi è vestito con una specie di tutina bianca aderente, con colletto alla coreana e capelli anni ’60 e cammina in palazzoni di vetro super tecnologici dove non serve avere chiavi o pin. Basta avere una retina: si, perchè in questo futuro qualsiasi cosa funziona mediante riconoscimento della retina. Devi entrare in laboratorio? Scan della retina. Vuoi attraversare l’atrio dell’azineda xyz? Scan della retina. Vogliono sapere della tua fedina penale? Scan della retina. Vuoi pagare il conto al ristorante? Scan della retina con funzione “esci i soldi”. Vuoi fare qualsiasi altra cosa? Basta che ci sia un laser verde (color Matrix) cosi che tu possa accedere o fare.
Bene.
In questo futuro, se sei ricco, molto, molto ricco, a te mio caro riccastro è riservata una possibilità ben oltre i limiti della fantascienza. Leonard Nimoy non avrebbe mai potuto immaginarlo. E anche Fringe apparirà nel tuo immaginario, come vecchio ed obsoleto.
Se hai i soldi potrai vivere “Le vite degli altri”.
Entri.
Firmi. Anzi, fai scannerizzare la retina con la funzione “Ho letto i rischi e accetto” (il consenso informato ai tempi dei viaggi dopo l’Orizzonte degli Eventi).
Ti sdrai.
Caschetto con elettrodi neuronali.
Chiudi gli occhi.
Ma prima di tutto questo, hai il compito di prendere un catalogo e scegliere la vita di chi, vorresti vivere. Sullo schermo ti compaiono tutte le possibilità: da Giulio Cesare a Rocco Siffredi. Da Adolf Hitler a Ghandi. Passando per Albert Einstein e Nikola Tesla.
Si, perchè in questo futuro gli scienziati sono riusciti a trovare la chiave per permetterti di viaggiare trans-personalmente.
Una volta scelto il personaggio, lo selezioni: clicchi invio e cadi una specie di sonno profondo. Più un coma a dir la verità. E quello che succede è strabiliante.
Hai la facolta di vivere minuto per minuto, dal momento della nascita fino all’ultimo respiro, dal primo vagito fino al momento in cui il personaggio in questione chiude gli occhi per l’ultima volta: la vita di chi vuoi tu.
Si, tutta una vita che a te che la vivi, sarà T U T T A la vita, ma che in realtà, quella obiettiva dico, sarà passato al massimo un giorno. (“che fai Sabato? Ti va di uscire?” “No… Questo sabato non posso. Questo sabato mi vivo la vita di
Tutte le scelte, le esperienze, le delusioni, i successi, i pericoli, l’amore, la paranoia, i pensieri, i deliri, le risse, i colpi, le malattie, le relazioni, i figli, gli arresti…. Insomma TUTTO. Tu vivi tutto.
Problemi etici:
Gli scienziati che sono riusciti in una cosi mirabolante impresa si pongono un dilemma etico: tu potrai fare scelte diverse, rispetto alla reale vita vissuta del personaggio? Oppure esisterà un algoritmo, che facendoti vivere l’esperiena, ti condizionerà e guiderà nelle scelte, cosi che tutto andrà cosi com’è andato?
Ma soprattutto: tu, tu che leggi: la vita di chi vorresti vivere? Avrai un idolo, personaggio, dio personale, di cui ti piacerebbe vivere ogni singolo istante della sua vita?
Eh?
EH?
Prima idea a caldo (da indeciso patologico): troppi miti, troppe persone interessanti, troppe possibilità, ergo passerei la vita a cambiare una vita al giorno. Un giorno un grande condottiero (Cesare, Napoleone, Rommel, tutti una brutta fine…), un giorno un grande seduttore (Casanova, Rodolfo Valentino, Califano, Gigi Rizzi), un giorno un pensatore (ma uno di quelli complicati, tanto per capire il caos che hanno nella testa), un giorno un grande artista (di quelli celebrati in vita, no rivalutazioni postume), una rockstar, un nobile grasso e pigro, uno sportivo acclamato, e così via…
ma mi si chiede una sola scelta, secca, a bruciapelo. Ce l’ho! Da una vita sono timido, impacciato, costantemente a disagio nelle situazioni sociali (che quadretto desolante), per cui voglio vivere una vita al massimo, spericolata, per una volta voglio vivere “di prepotenze”, attraversare le giornate come un carro armato per cui rispolvero un mito (forse poco noto da noi) molto “iu es ei”: Jake McNiece. Membro (o capo, a seconda delle fonti) dei Filthy Thirteen, una “elite demolition unit” dell’esercito USA nella seconda guerra mondiale (gente che andava in azione coi capelli in stile mohawk e ha ispirato il film “Quella sporca dozzina”), McNiece era una vera testa di cazzo, sempre nei guai: ubriachezza, risse, non si alzava dal letto perché ciò andava contro le tradizioni dei pellerossa (era mezzo Choctaw). In pratica lo/li spedivano in missioni sempre più folli, la maggior parte dei reparti di paracadutisti fecero una o due campagne, loro ne fecero quattro (Normandia, Olanda, Ardenne e invasione della Germania), sempre con la convinzione che “qualsiasi azione che non fosse sparare sul nemico, fosse del tutto irrilevante” (una volta fecero fuori 700 tedeschi in 20 minuti giustificandosi che “i paracadutisti non possono fare prigionieri”) … grande McNiece, così si combatte, così si vive. Tornando a casa con un’aura di grande eroe pazzo, lavorando 28 anni alle Poste (cazzo, un po’ di relax ci vuole), due mogli, due figli, giocando negli ultimi anni con la action figure che gli hanno dedicato e campando fino a 93 anni.
Domani forse mi faccio Buddha…